Conversione in elettrico, l'Italia delle leggi che sembrano innovative ma ....



Sono ormai quasi passati due anni dall'uscita del decreto 1 dicembre 2015, n. 219, che sembrava offrire grandi opportunità alla mobilità elettrica sul fronte del recupero di vecchi veicoli dandogli nuova vita, e magari per le auto d'epoca (anche se i puristi di certo storcerebbero il naso). Ma il quadro nel mercato è desolante e siamo fermi al palo. 


Perchè? 


Perchè a leggere bene quella legge, si scopre che tutto è demandato ad una autorizzazione delle case costruttrici, nel senso che ogni modifica applicabile sul veicolo deve essere "omologata" dalla casa costruttrice del veicolo stesso.


E' una legge orwelliana(*), per fare una cosa promette il contrario. In pratica la legge così posta di facciata apre la porta alle conversione, in realtà ne rende impossibile la realizzazione mettendo al sicuro gli interessi delle case costruttrici.


Dando il potere alle case costruttrici di controllare i retrofit di conversione, in pratica è come se mettessero i cacciatori di frodo a guardia dei parchi, oppure affidare la sicurezza dei pollai alle volpi.


E pensare che questa legge è stata sventolata come una grande innovazione, ma come al solito è una enorme presa per i fondelli per il popolo italiano, che si vede privato di una grande opportunità di crescita.


L'unica vera via per fare le conversioni è rendere possibile quello che in altri paesi (vedi Germania tramite il TUV) è applicato da tempo, e lo sanno bene gli appassionati di tuning che spesso sono costretti a rottamare l'auto in Italia, reimmatricolarla in Germania, farla revisionare dal TUV e poi reimmatricolarla in Italia.


E pensare che Italia e Germania sono entrambe in Europa .... 


E Vi sarete di certo accorti che questo blog porta quasi solamente repost di articoli esteri, che si parla quasi esclusivamente di cose fatte in qualsiasi parte del mondo ma non in Italia, che non ci sono realtà automotive (oltre Tazzari) a far parlare di se, a cominciare da FIAT ..opps FCA. 


Ma noi guardiamo avanti.


Stefano Spolverini


(*) Orwell, il famoso scrittore dell'ancor più famoso romanzo 1984, quello del "Grande Fratello". Nel romanzo che descrive un ipotetico futuro (fu scritto nel 1948) dovè l'Inghilterra è dominata da una dittatura socialista, dove la propaganda descrive ogni cosa con il suo contrario. Il ministero dell'amore è in realtà un terribile ministero degli interni dove la tortura e la morte sono la prassi, il ministero della pace è in realtà il ministero della guerra (interminabile e non si sa con chi) e la verità è in realtà la fabbrica della menzogna, a tutto favore del governo ovviamente.



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